mercoledì 14 aprile 2010

Diavolo della Tasmania




l diavolo di Tasmania, o diavolo orsino (Sarcophilus harrisii, Boitard, 1841), è un marsupiale appartenente alla famiglia dei DasiuridiBoitard, 1841)marsupialefamigliaDasiuri, che vive attualmente soltanto nell'isola di Tasmania, mentre in passato era presente anche nell'Australia sudorientale. Dopo l'estinzione del Thylacinus cynocephalus ("lupo marsupiale della Tasmania"), avvenuta nel 1936, è la più grande specie superstite dell'ordine Dasyuromorphia.

Il diavolo di Tasmania si estinse dalla Mainland, isola principale dello stato australiano, ben 400 anni prima dell'arrivo dei colonizzatori europei (1788) e si ritirò in Tasmania. Qui, considerato pericoloso per il bestiame domestico, fu cacciato sino al 1941, quando fu ufficialmente dichiarato specie protetta. Verso la fine degli anni novanta del XX secolo è stato scoperto il tumore facciale del diavolo, una rara forma di cancro trasmissibile[1] che ha notevolmente ridotto il numero di esemplari e posto a rischio la stessa sopravvivenza della specie, tanto che nel maggio 2008 la si è classificata ufficialmente specie a rischio. Il governo regionale tasmaniano ha attivato dei programmi (il principale è il "Save the Tasmanian Devil Program"[2]) per contrastare la diffusione del fenomeno.

Il diavolo di Tasmania può raggiungere gli 80 centimetri di lunghezza, di cui 30 spettano alla coda, e un peso oscillante tra i 6 e i 9 chilogrammi nei maschi e alquanto inferiore nelle femmine: 4,5-5,5 kg.




La corporatura è robusta e massiccia; la testa è in proporzione molto grande, col muso largo, le orecchie piccole a margini arrotondati, gli occhi anch'essi piccoli, cisposi e cerchiati di bianco, i denti molto sviluppati, in particolare i molari, e bene adattati per frantumare le ossa, infatti ha un morso che è il 40% più forte di quello del leone .

Il pelo è corto, rigido e di colore nero intenso, con l'eccezione di alcune macchie irregolari bianchiccie poste sulla gola, sul petto e dietro il collo. La coda è tozza di forma cilindrica, grossa alla base e gradatamente assottigliata verso l'apice. Le zampe sono corte, robuste e terminano con cinque dita armate di potenti unghie falcate; questi artigli vengono utilizzati dal diavolo di Tasmania soprattutto per dilaniare le proprie prede.

Il marsupio è posto in posizione relativamente arretrata e presenta una forma semicircolare; al suo interno sono presenti quattro mammelle provviste di capezzoli allungati.



Coala


l koala o fascolarto (Phascolarctos cinereus), detto anche "piccolo orso", è un mammifero marsupiale australiano, unico rappresentante vivente della famiglia dei Fascolartidi o marsupiali arrampicatori. Il nome scientifico deriva dal greco φάσκολος (phaskolos, marsupio) e άρκτος (arktos, orso) e dal latino cinereus, grigio. Il nome comune deriva dalla parola gula in lingua daruk, un dialetto australiano ormai estinto.

I koala si trovano principalmente lungo la costa orientale dell'Australia, da Adelaide fino alla base del Capo Penisola di York, e dove vi è abbastanza pioggia per sostenere foreste di eucalipto, unica fonte di sostentamento del Koala.

Fossili di koala sono piuttosto rari, ma alcuni sono stati trovati in Australia settentrionale, risalenti al Miocene. Durante questa era, la metà settentrionale dell'Australia era una foresta tropicale. La dieta dei koala si specializzò in una di eucalipto quando, a causa dell'abbassamento delle temperature, le foreste tropicali furono sostituite da quelle di eucalipto. Alcuni fossili provano che fino a 50.000 anni fa koala giganti occupavano le regioni meridionali dell'Australia.

L'evoluzione della specie non è stata del tutto chiarita. È stato ipotizzato che il progenitore del koala fosse un marsupiale uso a scavare tane.



Il koala misura da 60 a 85 cm di lunghezza e ha grandi orecchie arrotondate e pelose, una grossa testa, pesa dai 5 ai 7 kg, occhi vivaci, muso largo e naso nudo e schiacciato. Ha una pelliccia di colore grigiastro: la parte superiore del corpo è di colore grigio cenere, il ventre bianco giallastro, il pelo è lungo, morbido, lanoso e, per via della dieta, odora di eucalipto. Il corpo è tozzo e sprovvisto di coda, i piedi hanno cinque dita prensili, con unghie affilate che gli permettono di arrampicarsi sugli alberi, sui quali vive in piccoli gruppi. I koala maschi si riconoscono dalle dimensioni leggermente maggiori del muso e delle orecchie e da una caratteristica striscia di pelo scuro che attraversa il petto bianco nella quale sono presenti delle ghiandole oleose che permettono di marchiare il territorio strofinando il petto sui tronchi.

Zebra





Zebra Nome comune di alcune specie di mammiferi perissodattili incluse nella famiglia degli equidi, native del continente africano e caratterizzate da un mantello a strisce bianche e nere. In genere vengono riconosciute tre specie e diverse sottospecie di zebre, distinte soprattutto in base alla disposizione delle strisce: la zebra di montagna (Equus zebra), diffusa nelle regioni montuose del Sudafrica, la zebra di Burchell (Equus burchelli), presente nella savana dell'Africa centrorientale, e la zebra di Grevy (Equus grevyi), un tempo molto diffusa e tuttavia oggi quasi estinta, presente anch'essa nell'Africa orientale.

Zebra Equus zebra, la zebra di montagna, abita le zone montuose e ricche di vegetazione dell'Africa sudorientale, a differenza di tutte le altre specie di zebra, che si trovano invece in aree più aride e meno rigogliose del continente. Contrariamente a quanto potrebbe sembrare, la tipica colorazione striata del mantello ha un valore altamente mimetico, che spezza il contorno della sagoma dell'animale rendendo difficile per i predatori l'individuazione dei singoli componenti di un branco.

CARATTERISTICHE FISICHE


Variazione clinale del mantello della zebra di Burchell La zebra di Burchell (Equus burchelli) è distruibuita nelle regioni orientali e meridionali dell'Africa. Se si confrontano le popolazioni che occupano zone diverse dell'aerale, scendendo da nord verso sud si osserva una progressiva riduzione dello spessore delle strisce nere e della porzione del mantello da esse ricoperta. Sulla base di questi studi, gli zoologi ipotizzano che il quagga, un tempo ritenuto una specie a se stante, sia in realtà una sottospecie della zebra di Burchell, la più spinta delle versioni meridionali più povere di strisce. Per confermare l'ipotesi, stanno cercando di ricreare, attraverso selezioni genetiche, esemplari il più possibile simili all'antico quagga, oggi estinto. Il fenomeno per cui popolazioni diverse di una stessa specie presentano caratteristiche fisiche differenti a seconda della zona geografica prende il nome di variazione clinale.

Zebra di Burchell Nelle regioni più meridionali dell'Africa la zebra di Burchell ha il mantello sensibilmente diverso da quello delle popolazioni più settentrionali: presenta infatti un numero minore di strisce – quasi assenti sulle zampe e più diradate sul torso – e un'alternanza di strisce scure, nere e beige. Alcuni scienziati hanno ipotizzato che il quagga – equide estinto simile alle zebre di Burchell del Sud – non fosse una vera e propria specie, ma appunto una zebra di Burchell con caratteri "meridionali" particolarmente accentuati.

Di taglia più piccola rispetto al cavallo, dal punto di vista anatomico le zebre sono più simili all'asino selvatico. La zebra di montagna, alta circa 1,2 m al garrese, è la specie più piccola; ha un corpo massiccio e zampe corte e robuste. Il mantello è bianco-argenteo, con strisce nere presenti su tutte le parti del corpo tranne che sull'addome e sulla parte interna delle cosce; i disegni sulla testa sono marroni e il muso è rossiccio. La zebra di Burchell, di gran lunga la più diffusa, ha un mantello color bianco giallastro, con larghe strisce nere generalmente inframmezzate da disegni sottili di un colore più tenue. La specie comprende diverse sottospecie, di cui quelle presenti più a nord, nei territori a sud del Sahara, hanno le strisce su tutta la lunghezza degli arti, mentre quelle presenti più a sud hanno le zampe tutte bianche dal ginocchio in giù. I boeri si riferiscono a quest'ultima varietà chiamandola quagga; in realtà i veri quagga (Equus quagga), erano equidi più scuri delle zebre, con strisce soltanto sul capo, sul collo e sulle spalle, che si estinsero sul finire del XIX secolo. La specie di taglia maggiore è la zebra di Grevy (Equus grevyi), che prende il nome dal presidente francese Jules Grevy. Essa raggiunge un'altezza di 1,5 m al garrese ed è caratterizzata da strisce più numerose e sottili rispetto a quelle delle altre due specie.


Rinoceronte


Tutti i rinoceronti hanno una vista debole, una struttura massiccia, col corpo allungato e le zampe colonnari, una testa grossa sormontata da uno o due corni. Sono erbivori ma l'alimentazione varia a seconda della specie.

Le due specie africane sono il rinoceronte nero (Diceros bicornis) e il rinoceronte bianco (Ceratotherium simum). Il primo si differenzia per la struttura più agile, il dorso insellato, le orecchie quasi tonde e, come suggerisce il nome, una colorazione più scura, anche se non propriamente nera. Il rinoceronte nero è inoltre più piccolo: i maschi misurano circa 3,75 m di lunghezza, 1,5 m di altezza alla spalla e pesano 2 tonnellate. Inoltre, il rinoceronte nero ha un labbro dalla forma ad uncino e si nutre delle foglie più basse degli alberi. Il rinoceronte bianco invece, ha il labbro quadrato e si nutre brucando l'erba ed inoltre è più grosso: i maschi misurano 3,9-4,5 metri di lunghezza, 1,8-2 metri di altezza al garrese e 2,2-3,6 tonnellate di peso. In effetti, il rinoceronte bianco è il più grosso animale terrestre dopo gli elefanti e insieme all'ippopotamo, tanto che in effetti pare che esso sia stato chiamato così per un'incomprensione, in quanto invece di "white" si volesse chiamarlo "wide", largo, grande. Un'altra fondamentale differenza sta nel temperamento: mentre il rinoceronte bianco è pacifico e tranquillo, quello nero può rivelarsi molto aggressivo ed è famoso per le sue cariche furiose contro le jeep ed altri autoveicoli nella savana, che spesso vengono seriamente danneggiati.

Le tre specie di rinoceronti asiatici sono meno conosciute. Esse sono il rinoceronte indiano, il rinoceronte di Giava e il rinoceronte di Sumatra.

Una caratteristica curiosa di questi animali è che possiedono gli organi genitali rivolti all'indietro e che il loro corno è formato dai peli induriti.

Renna


La Renna è diffusa nelle regioni più settentrionali dell'emisfero boreale, dalla Siberia all'Alaska. L'habitat più comune è la tundra, ma spesso si spingono più a sud, ad esempio per svernare nella stagione più fredda, fino alle grandi foreste di conifere. Forma grandi branchi (spesso migliaia di renne), in particolare nel periodo riproduttivo (settembre-ottobre).
Raggiunge un'altezza di 110-130 cm al garrese e un peso dii 180-250 kg nei maschi. Il tronco si presenta allungato, con arti forti e ben sviluppati. Il mantello è folto, in genere di colore grigio-marrone, e particolarmente lungo e abbondante sotto il mento. Gli zoccoli, larghi e divaricati, gli permettono di muoversi su terreno innevato. Le corna, presenti anche nelle femmine, sono molto lunghe e ramificate, e vengono cambiate ogni anno. Animale molto veloce, può raggiungere una velocità di 70 Km orari.

La renna raggiunge la maturità sessuale verso i due anni. La gestazione dura circa otto mesi, al termine dei quali nasce solitamente un solo piccolo. In genere renne domestiche vivono circa 18-21 anni.
Nove le sottospecie, e diverse le razze domestiche (molto spesso in queste razze si notano mantelli bianchi o pezzati ed in generale un minor sviluppo dei palchi).
- R. tarandus platyrhynchus
- R. tarandus tarandus
- R. tarandus fennicus
- R. tarandus caribou (Caribù)
- R. tarandus pearyi
- R. tarandus groenlandicus
- R. tarandus granti
- R. tarandus eogroenlandicus

L'allevamento delle renne è diffuso soprattutto in Lapponia (Finlandia). Per le popolazioni locali la renna costituisce un'importante fonte di sostentamento. In particolare la si utilizza come cavalcatura, come animale da soma e per la produzione di latte, carne e pelle. Anche le ossa, opportunamente lavorate, venivano impiegate per fabbricare strumenti di uso quotidiano. Le corna, ed in particolare il velluto che le ricopre, viene utilizzato per uso medicinale (soprattutto nei paesi asiatici).

Alce





La lunghezza delle zampe conferisce all'alce un aspetto decisamente goffo. Il muso è lungo e carnoso, e ha solo una piccola area glabra sotto le narici; i maschi posseggono una particolare sacca che pende dal collo, nota come "campana".

A causa del corto collo l'alce non è in grado di brucare, e il suo principale nutrimento consiste in germogli e foglie di salice e betulla, nonché di piante acquatiche (come Arnicus brucitus). Questi ruminanti si trovano spesso a cibarsi nelle terre umide delle aree temperate.

I maschi dell'alce hanno un peso medio di oltre 550 kg (1200 lb), e le femmine superano spesso i 400 kg. I piccoli pesano circa 15 kg alla nascita, ma aumentano velocemente di taglia. L'altezza al garrese varia generalmente dai 2.1 ai 2.3 m (dai 6.5 ai 7.5 ft). Solo i maschi hanno le corna, con ampiezza media di 160 cm e di peso sui 20 kg, con forma palmata e appiattita, spesso orlata.

Un alce dell'Alaska scoperto nel 1897 detiene il record come cervide moderno più grande; si trattava di un maschio di 2.34 m (7.68 ft) d'altezza e con un peso di 816 kg (1799 lb). Le sue corna avevano un'apertura di 199 cm (78.3 in).

martedì 6 aprile 2010

Bufalo africano


Il bufalo nero (Syncerus caffer, Sparrman 1779), noto anche come bufalo cafro, bufalo africano o bufalo del Capo, è un mammifero che fa parte degli ordine degli Artiodattili e della famiglia dei Bovidi.

E distribuito in gran parte dell'Africa subsahariana, dai paesi affacciati sul Golfo di Guinea al Mozambico e al Sudafrica. Il suo habitat, come quello degli altri bovidi africani, è la savana.


È un animale di grosse dimensioni. Può arrivare a 180 cm di altezza al garrese, è lungo fino a 250 cm e pesa dai 700 ai 1000 kg. È dotato di enormi corna ricurve che superano il metro di lunghezza, la cui ampiezza da punta a punta può raggiungere in alcuni casi addirittura i 130 cm (il massimo tra i bovidi). Queste corna si congiungono sul capo del bufalo, formando uno scudo cefalico, la cui importanza risulta evidente durante gli scontri tra maschi nel periodo dell' accoppiamento. Il suo pelo è di colore nero (da cui il nome).